lunedì 9 novembre 2009

Ci sarà un nuovo Popolo di Partita Iva?

Contratto previsto di inserimento: Partita Iva

Dietro questa frase si nasconde un mondo.

Di opportunità: spese automobilistiche deducibili, pranzi di lavoro detraibili, corsi di formazione e spese legate all'attività scaricabili.

Oppure di fregature: salario variabile, minori garanzie di stabilità contrattuale, assenza coperture finanziarie per ferie e malattie, obblighi uguali ai dipendenti.

Tempo fa un amico mi disse che aveva ricevuto una proposta di lavoro con contratto con Partita Iva. Mi chiese cosa ne pensavo.

Dire bene o male a priori è stupido e superficiale: io tuttora posseggo una partita iva e non sono dipendente diretto. Per la posizione che ricopro trovo questa situazione quella che risponde al meglio alle mie esigenze attuali. Ma non per per tutti potrebbe essere così!

Attualmente vedo che a sempre più ruoli è associata questa forma contrattuale. Purtroppo in sempre più casi si tratta di un abuso di flessibilità derivante da questo tipo di contratto: l'azienda può rescindere il rapporto con meno difficoltà e utilizzare la risorsa per il solo tempo che ne ha bisogno. Messa così non c'è niente di male. Il problema nasce quando ad una delle due parti viene proposta una collaborazione "a tempo indeterminato" ma dietro si celano altri obiettivi.

Attenti quindi a proposte di questo tipo: non sono sempre negative, ma di questi tempi meglio capire con che aziende stiamo facendo accordi e capire soprattutto gli obiettivi dell'azienda che ci troviamo davanti.

Purtroppo, in troppi non si possono permettere di rifiutare nemmeno queste proposte, pur consci delle fregature che comportano, da qui il proliferare di offerte di questo tipo. Un po' come accade con l'abuso degli stage: troppi neolaurati o laureandi hanno bisogno di fare esperienza e in troppi ne approfittano per utilizzare risorse valide a costo zero (o quasi)

Ormai ci si è rassegnati: il posto fisso a vita è finito (e le notizie di questi tempi ce lo confermano), però vivere a mesi alterni o senza riferimenti sicuri è fin troppo destabilizzante.

E' possibile chiedere più etica nel lavoro?

Mah, di questi tempi sono un po' scettico.

Non credete?

venerdì 6 novembre 2009

Impossibile non trovare lavoro

10.000 posti per neolaureati.
5.000 nelle telecomunicazioni. 1.500 posti sotto l'albero di Natale.
Alzi la mano chi non ha letto in edicola cartelli o locandine di questo tipo.
Anche adesso, forse adesso ancora di più.
La prima sensazione è di stupore, poi euforia per un posto di lavoro per tutti, poi dubbi sulla veridicità dei numeri e infine una sensazione di presa in giro.
Presa in giro? Si, presa in giro.
Siamo sinceri: ovunque si sente parlare di crisi (magari si abusa anche del senso di paura che questo suscita, ma è un altro discorso...) e sulle locandine e in alcuni giornali si continua a promettere posti di lavoro per vendere poche copie di giornali e giornalini in più.
Non è realistico, non tiene! Una delle due affermazioni è una balla: c'è crisi o ci sono in giro 10.000 posti di lavoro vaganti pronti per essere assegnati. Oppure ancora la verità potrebbe essere che le aziende, che come azione di marketing, in questo momento vendono che stanno cercando persone da inserire in chissà quale nuovo businnes. Sarebbe tutta immagine positiva.
Io resto sempre realista, purtroppo dovrei provare a rispondere alle offerte per andare in fondo alla cosa, ma con moltissime aziende mi ci confronto ogni giorno e la realtà sembra essere ben diversa dai titoli altisonanti che si leggono su alcuni giornali.
Siamo in Italia e pur di vendere una copia in più diremmo qualsiasi cosa. Lecita o lecita. Ad un certo punto la gente però si stancherà di titoli strabilianti strillati ma irreali.
Per cui la prossima tappa saranno titoli magari veritieri, ma ad attrarre il lettore sarà qualche donna nuda sul giornale di turno.
Anche questa settimana non ci sono lavori seri da offrire, ma guardate che bionda vi aspetta sul paginone centrale!!!!!

giovedì 5 novembre 2009

Cavia Umana

Ultima Idea per uscire dalla crisi: ma se facessi la Cavia Umana?
Secondo Paul Clough (30 anni, americano, cavia volontaria da cinque, 35 sperimentazioni all'attivo) ci si potrebbe vivere piuttosto bene.
Nel suo sito Just Another Lab Rat (http://www.jalr.org/) analizza ogni aspetto di questo inusuale lavoro: guadagni, esami a cui si è sottoposti, pro e contro del mestiere.
Molti a leggere questa iniziativa staranno storcendo il naso, e inizialmente anch'io ho sorriso all'idea: mai metterei a repentaglio la mia vita per un lavoro, anche se ben remunerato.
Ma pensiamoci bene: siamo sicuri che già non stiamo mettendo a repentaglio la nostra vita per un lavoro? Magari anche mal pagato?
Per un "semplice" impiegato in una qualsiasi cittadina medio grande si pensi al traffico, stress, pranzi veloci e poco salutari, smog. E poi mobbing, vita alienata, salario troppo basso, cassa integrazione, preoccupazioni. Tutte cose che minano anche molto la salute.
Per categorie di produzione i morti sono quasi 3000 all'anno, l'infortunio sul lavoro è all'ordine del giorno, e di gente che perde un dito o un occhio al lavoro non se ne contano più.
Quindi?
E' ancora sensato valutare come scriteriato andare a fare la cavia umana di professione?
Io ci sto pensando, al limite potrei trasformarmi nell'Uomo Ragno.....

giovedì 15 ottobre 2009

Career Day

No no. Proprio non ci siamo.
Di Career Day se ne era parlato tempo fa, ma la situazione non è migliorata, anzi sta peggiorando sempre di più.
Sì perchè le giornate di incontri stanno aumentando, sembra sia tornata l'idea di businness legato a questo mondo, visto come fiera del lavoro.
L'idea non sarebbe male: in un colpo solo un "Job Seacher" ha la possibilità di incontrare diverse decine di aziende e poter svolgere un colloquio con ognuna di loro.
Ed è proprio la possibilità di essere ricevuti e veder coronare il primo step di selezione che spinge migliaia di ragazzi a questi appuntamenti.
Ma è proprio questo il problema: alle aziende questi eventi costano (costo di presenza, organizzazione, perosnale, ecc...) e tuttosommato molte non hanno grosse esigenze di reclutamento (di cv spontanei le grandi aziende ne ricevono a pacchi), per cui la loro presenza si sta assottigliando.
Mentre crescono le persone che si presentano a questi eventi.
Risultato? Confusione, caos, persone che svolgono un colloquio parlandosi come se fossero in discoteca. Con altri candidati che aspettano a 20cm di distanza.
Impossibilità di capire chi è potenzialmente valido. Tempo perso.
E anche il lavoro di branding sfuma: che immagine può dare una azienda che non può ascoltare i candidati che si propongono per lavorare da loro?
Si potrebbe scrive un libro sui mille processi che avvengono in situazioni del genere.
Mi limito a dire che personalmente non riuscirei a effettuare un colloquio in queste condizioni.
Mi chiedo: questi eventi sono opportunità da sfruttare o una zappa che mi tiro sui piedi? Mi presento per cercare di fare bella figura, o è meglio mandare un cv per evitare di bruciarmi l'occasione di parlare con una azienda?

venerdì 11 settembre 2009

Primo Premio un lavoro!

Tutto vero!

Siamo nell'estremo nord produttivo, più sopra solo l'Isola Felice Svizzera.

Meno di un anno fa avremmo riso di fronte a questo concorso che avrebbe suonato più da provocazione che altro.

Ma siamo nel 2009, l'aria che si respira è indecifrabile: oggi segnali positivi, domani si torna nel più nero catastrofismo.

Oggi ce la possiamo fare senza problemi e domani sembra che l'Italia sia destinata al 4°Mondo.

La gente si sente poco sicura, non sa a chi credere: tutti si sentono autorizzati a prevedere nuovi scenari globali. Dalla base di una conoscenza nulla o quasi dei processi che intervengono in queste situazioni.

E allora il Primo Premio può essere un contratto. Qualsiasi. A tempo determinto per un anno. Non importa. Non sono le Poste, ma un supermercato di provincia. Va bene lo stesso.

Si ha paura.

Siamo italiani, ce la siamo sempre cavata, no? Stavolta sembra che la fiducia, per la prima volta dal dopoguerra, sembra vacilli.

A me sembra che non riusciamo più a ragionare da soli: da "Da quando c'è l'Euro tutto costa il doppio" in poi, mi sembra che la gente si nutra di quello che le viene messo in bocca.

Oggi una cosa, domani un'altra. Senza memoria e senza senso critico.

E allora anche un lavoro a tempo determinato può andar bene per sentirsi meglio, per pensarci tra un anno e potersi fare qualche nuovo techno regalo per convincersi che tutto sommato ce lo meritiamo un bel regalino.

E allora tutti in concorso: primo premio un lavoro al supermercato.

La crisi non esiste e siamo solo diventati fifoni...

giovedì 20 agosto 2009

Il lavoro esiste?

Mmmmm, oggi sono pieno di dubbi.
Leggo sul Corriere una notizia che palesemente vuole essere provocatoria e palesememnte molto strillata e poco analizzata.
"I 30.000 posti di lavoro che nessuno vuole" ( http://www.corriere.it/cronache/09_agosto_20/sergio_rizzo_i_30_mila_posti_di_lavoro_che_nessuno_vuole_c6f1ddfe-8d48-11de-ac5b-00144f02aabc.shtml )
A leggere il titolo e gran parte dell'articolo sembrerebbe che la ripresa c'è già, eccome!
I numeri citati parlano di 94mila posti a disposizione creati da piccole imprese e artigianato nei prossimi mesi, di cui quasi un terzo resterà comunque vacante.
Le figure ricercate che non si riescono a trovare sono veramente molte e molto diversificate, quello che però mi lascia un po' perplesso è il caso dei parrucchieri, gelaterie e panificatori, elettricisti e diversi altri dove sembra non si riescano a trovare apprendisti (i dati dicono che nel primo caso quasi il 50% delle ricerche restarà inevaso!).
Qui però un altro dato dovrebbe farci riflettere: nel caso dei parrucchieri a fronte di una richiesta di oltre 3.2o0 dipendenti da avviare al lavoro, nei dodici mesi compresi fra la fine di giugno 2008 e la fine di giugno 2009 il numero dei barbieri e degli estetisti aumentava di 1.696 unità.
Com'è possibile? Ti si offre un lavoro da dipendente, senza costi di gestione e rischio di attività e tu preferisci aprirti un negozio per conto tuo?
Il primo pensiero che mi è venuto è: ma non è che non si trovano tutte quelle figure professionali che (per costo del servizio, possibilità di rimpiazzo, conoscenze della materia minima per operare, ecc...) sono di norma sottopagati? Un garzone di elettiricista che deve lavorare per 8/10 ore al giorno per 800euro al mese, forse preferisce aprirsi la partita iva e lavorare per conto proprio. Con buona pace per chi continua a cercare un apprendista da sfruttare e sottopagare!
Discorso simile sembra possa essere fatto per gelaterie e panifici dove il numero di attività aperte negli utlimi 12 mesi è stato maggiore del numero di addetti ricercati.
L'articolo in questione questo non lo dice, però.
Sarà che penso sempre male, o si vuol far passare tutto il popolo per generazione Né Né? O si vuole cercare di ridipingere una situazione economica italiana disastrosa, riversando le presunte colpe sugli italiani (inetti e senza voglia di lavorare) invece che su Istituzioni e chi ci amministra, Aziende ed Imprenditori senza scrupoli?
Comunque forse una cosa positiva la si può dedurre da questi dati: posti sfrutttati e mal pagati in Italia ci sono. Come "soluzione tampone" è sempre meglio che stare a casa a zero stipendio.
Nei portali, sulla stampa e nei grandi motori di ricerca questi posti non si troveranno mai tutti (è troppo difficile riuscire a scovare queste aziende, ma soprattutto è troopo difficile convincerli farle pubblicare a pagamento, ma anche gratis...).
Per cui resta solo una soluzione: tornare indietro di qualche decennio e suonare a tutti i campanelli degli artigiani.
Si torna fare come una volta.
Almeno in questo momento difficile.

giovedì 13 agosto 2009

Nuovi Geni Cercasi

Sembra di essere tornati a fine anni novanta, quando in California si sfornavano aziende legate ad internet come fossero panini da un fornaio.
Poi la bolla delle dot.com è scoppiata lasciando a terra molti di quelli che l'avevano finanziata e creata.
Era stata sopravvalutata e soprattutto, in un momento di "crisi" generale, sembrava un buon filone su cui investire. Cifre folli, nessun realizzo, ma capitalizzazioni clamorose.
Sono passati dieci anni e il clima sembra essere lo stesso.
Internet è diventato veramente mondiale e ha già cambiato profondamente il modo di comunicare e di vivere: con i social network sei collegato in ogni momento in tempo reale con gli amici di ogni parte del mondo, con twitter in ogni istante sei aggiornato su tutto, così come con i giornali online (si chiameranno ancora giornali?) in ogni momento sei aggiornato in tempo reale. E questa è solo la punta di un iceberg di quelle che sono le potenzialità del web.
Questo lo deve aver pensato anche John Borthwick, tanto che ogni 18 mesi finanzia dalle 40 alle 50 nuove aziende legate al modo della tecnologia legata ai nuvi media.
Come a fine anni novanta il businness non sembra essere legato a prodotti tecnologici, ma alle loro applicazioni. L'idea è che entro breve non si creerà un nuovo Iphone, ma nasceranno nuovi servizi collegati ad esso.
In un recente convegno si è ipotizzato che Twitter potrà generare guadagni fino a 5miliardi di dollari in future applicazioni commerciali e che tra cinque anni potrà superare la capitalizzazione di Facebook. Giusto per la cronanca al momento entrambi non generano utili (!), ciononostante Facebook è valutato seimiliardiemmezzo di dollari!!!!!
Anche il fondatore di Netscape (ricordate?) è alla caccia del nuovo Bill Gates, che, come lui fece anni fa, orientò il suo geno non verso l'hardware (a quell'epoca IBM era incontrastabile), bensì sul sistema operativo, software appunto, creando l'impero che adesso conosciamo.
Dunque: nella West Coast ci stanno apsettando!
Chi ha idee le proponga: il web è piccolo e raggiungere le persone giuste è molto più facile.
E allora perchè non provarci: abbiamo una buona idea? Ci sembra che al web manchi ancora qualcosa per migliorare la nostra vita?
Non dobbiamo aver paura, altrimenti potremmo perdere l'ennesimo treno e restare qui in Italia a sognare il Superenalotto.
Are you ready?

lunedì 10 agosto 2009

Laureati Italiani Pessimisti

Laureati Italiani Pessimisti.
Potrebbe essere questa una delle chiavi di lettura dell’indagine del Trendence Institute su 196 mila studenti in 750 università europee.
Pessimisti sul loro futuro occupazionale e scontenti della formazione ricevuta in università.
Dal rapporto si evince, infatti, che il 39,4 per cento di loro pensa che i corsi delle facoltà frequentate non sono stati in grado di fornirgli gli skill richiesti dal mercato del lavoro. In Europa la media dei giovani che la pensa così è del 27,2 per cento.
Simili a noi solo gli Spagnoli.
Verrebbe da chiamare i ministri Sacconi e Gelmini per una riforma importante che possa dare maggiore fiducia nel mercato del lavoro e maggiori strumenti per essere competitivi.
Riforme riforme riforme: ogni legislatura porta con se riforme che dovrebbero migliorare le condizioni degli italiani, ma ogni volta sembra che i buoni propositi restino sulla carta.
E allora cosa possiamo fare per guardare con maggiore fiducia verso il futuro?
Penso che innanzitutto bisognerebbe che ognuno di noi investa di più e meglio su se stesso: aggiornamenti, studi, stage che ci permettano di essere più appetibili se non addirittura indispensabili all'azienda.
Essere disposti a cominciare la propria carriera all'Estero, informarsi sul modo che ci circonda, essere multidisciplinari: fare in modo che quando ci si laurea si abbiano già maturato almeno un paio di anni di "gavetta" con stage in aziende. Sicuramente è molto impegnativo, ma credo che sia la base per cercare di essere competitivi.
Mai come adesso la forbice tra l'offerta e la richiesta di lavoro è stata tanto aperta.
Appunto per questo l'ultimo dato che ho preso in esame dall'indagine sopra citata mi risulta molto incoerente: sappiamo che il mercato del lavoro in Italia è in arresto da ormai quasi un anno, senza che nessuno sappia quando potrai mai ripartire.
Bene: nonostante questo ben il 20% degli intervistati non è favorevole ad alcun tipo di spostamento, nemmeno sul territorio nazionale!
Ma come? Si vedono poche prospettive lavorative, però non si è disposti a spostarsi per lavoro?
A confortarmi c'è il 22% disposto a muoversi in Europa e il 41,9% nel Mondo. Se si pensa che siano numero alti sottolinerei che sono molto al di sotto della media europea.
Ricapitolando: i laurati italialiani sembra che si sentano non sufficientemente formati e poco disposti a muoversi per cercare un lavoro adeguato.
Diventeremo un popolo di Call Center sotto casa?

mercoledì 5 agosto 2009

Stipendi

E' di oggi la pubblicazione di uno studio di Bankitalia dove si afferma (a margine di tutti i dati riportati) che al Sud si spende meno che al Nord.
Verrebbe da dire: bella scoperta!
Chiunque del Nord sia andato in vacanza, o abbia soggiornato qualche tempo al sud (o viceversa ovviamente) se ne è reso conto da solo.
Quanto meno questi dati ci danno la possibilità di capire quale sia il divario e le differenze in termini concreti.
Al di la di riportare cifre e discutere se un caffè costa davvero uno due o tre euro, credo che sia più utile soffermarsi sulle polemiche (tutte estive per la verità) che questi dati stanno suscitando.
Posto che credo che le dichiarazioni che stiamo leggendo avranno la stessa durata e intensità di un ghiacciolo mangiato di questi tempi, penso che questo studio produrrà ben pochi effetti tangibili per noi comuni cittadini.
Una riflessione però la farei: quanti non hanno pensato almeno un momento che Calderoli potrebbe anche avere ragione?
Voglio dire: un maresciallo a Palermo e a Milano hanno lo stesso stipendio, nonostante abbiano un costo della vita decisamente diversi. Questo vale anche per insegnanti ed altre cariche statali e parastatali. Cosa che non avviene nelle strutture private: un impiegato di Palermo assunto in una azienda privata non percepisce lo stesso stipendio di uno di Milano.
Vi sembra giusto?
Da una parte se una persona ricopre lo stesso incarico e svolge le stesse mansioni dovrebbe essere pagata per le sue "prestazioni" e quindi gli stipendi dovrebbero essere uguali sia che sia pagato a Palermo che a Milano. Sappiamo però che questo non avviene in tutti i campi e settori.
La mia domanda è questa: al sud l'amministrazione pubblica paga troppo, o le aziende private pagano troppo poco?

lunedì 3 agosto 2009

Grazie

Ho conosciuto un Uomo.
Un Grande Uomo, a dispetto della sua statura.
Un uomo che nato meno di sessantanni fa in una terra senza futuro è dovuto salire al Nord per reinverntarsi una vita.
Cominciare da zero, in una realtà nuova, ostile, difficile.
E quest'uomo ci è riuscito: ci sono voluti sacrifici (duri), dedizione (tanta), fiducia verso un obiettivo lontano, ma giorono dopo giorno sempre più vicino.
Ha aperto ai propri figli strade impensabili, non gli ha fatto mancare nulla, come non ha fatto mancare nulla a sua moglie.
Nel frattempo si è ritagliato soddisfazioni personali invidiabili.
In tutto questo è riuscito a essere un riferimento per la comunità dove viveva, con incarichi e compiti che lo occupavano per giornate intere.
Il suo segreto si può riassumere in tre concetti: crederci, non mollare mai e non stancarsi mai.
Un uomo d'altri tempi.
Un esempio verrebbe da dire.
Sì, un esempio: ma sapremmo imitarlo? Sappiamo tutti che con devozione, voglia, entusiasmo tutti possiamo farcela. Ma siamo disposti a sacrificarci così tanto per un obiettivo lontano? O ci accontentiamo, magari lamentandoci, e sopravviviamo con quel poco che si conquista?
Sì, un esempio.
Quest'uomo è scomparso ieri, ma resterà per sempre un esempio di come le cose si possono fare, se solo lo si vuole.
Grazie Antonio.

lunedì 20 luglio 2009

Si va in vacanza

Tempo di mare e tempo di sole: anche il Panda va in vacanza!


Una decina di giorni che lo aiuteranno a capire un po' di cose, o solamente dieci giorni di relax dove non pensare a nulla.


Vedremo.


Anche se il periodo non è dei migliori (come del resto lo sono stati gli ultimi dodici mesi) si è deciso di staccarsi da tutto e fuggire verso una nuova meta balneare.


Daltronde, se si aspettasse di essere "tranquilli" e economicamente sicuri, la data per le vacanze continuerebbe a slittare inevitabilmente, perchè inevitabilmente ci sarebbero scadenze, pagamenti, priorità che continuerebbero ad allontanare le ferie sempre più lontano.


E allora si rischia un po' (magari nemmeno poi tanto): di natura molto accorto, Panda è sempre pronto a sopportare i peggiori scenari. Così facendo sa cosa si può aspettare nel caso in cui le cose andassero storte.


"Profilo Prudente" recita la sua descrizione bancaria: semplicamente non è uno a cui piace rischiare, ma pianificare e muovendosi in modo piuttosto sicuro.


Alcune volte però bisogna lasciarsi andare: una vita vissuta in modo esclusivamente razionale sarebbe veramente una vita grigia, troppo poco viva e sicuramente poco divertente, per cui ogni tanto si deve mettere da parte estratti conto, previsione e breve termine e paure varie e lasciare che sia il cuore a decidere.


Adesso via!


Ci si risente ai primi di agosto, abbronzati, rilassati e con le idee più chiare sul prossimo futuro.


Lavorativo, ma non solo.


Buona estate a tutti!!!

venerdì 17 luglio 2009

Cambia il modo di Lavorare

Gli strumenti per lavorare aumentano e cambia il nostro modo d lavorare.
Durante la giornata siamo in azienda, poi con il telefonino si risponde ai clienti e da casa ci si collega a internet per aggiornare l'agenda e magari scaricare un po' di posta. E mentre ci si sposta, dal telefonino si naviga per essere sempre aggiornati.
Il lavoro non finiscde mai, e non si finisce mai di lavorare.
La modernità ha portato molti nuovi strumenti per lavorare: ottimi, validi, sembrerebbe indispensabili.
Uno studio ha evidenziato che si sta lavorando sempre di più. Nonostante la recessione: magari quantitativamente si lavora meno, ma a livello di tempo sembra sia diventato importante dimostrare all'azienda piena disponibilità in termini di orario e flessibilità.
Sarà giusto?
E' giusto lasciare che il lavoro "invada" anche gli spazi privati che una persona possiede? Si lavora per vivere o si vive lavorando?
Dimostrare attaccamento all'azienda è importante, ma personalmente ritengo che debba esserci un limite a quella che potebbe essere considerata flessibilità o disponibiltà.
E' vero, la Società sta si sta evolvendo e siamo spettatori di un cambiamento importante. Credo che prima di adesso, dove la "promiscuità" lavoro/vita privata è tornata molto forte, la grossa evoluzione è stata fatta con il cosiddetto "fordismo" dove per la prima volta è stato introdotto il concetto di separazione tra lavoro e vita privata.
"Casa e bottega" si usava dire. Per cui questa tendenza non è altro che un ritorno a stili di vita già in uso per centinaia di anni.
Non si inventa nulla, dunque.
Quello che mi chiedo è: la tecnologia che fornisce nuovi straordinari strumenti, mentre la crisi globale nuovi stili di vita.
Entreremo in un nuovo Medioevo fatto di "lavoro sempre", schiavi di aziende e Pil in crescita, ma convinti di esere ricchi perchè in mano si possiede un bel Blackberry o un IPhone ultimo modello super performanti?

giovedì 16 luglio 2009

Generazione né né

Generazione "né né".
Ovvero: né lavoro, né studio.
Giovani, tra i 15 e 35 anni che per scelta o perchè costretti non lavorano o non studiano.
La cosa più allarmante è che in Italia un giovane su quattro è in questa condizione. E sono quasi UN MILIONE quelli che per scelta decidono che questa situazione li gratifica.
UN MILIONE?
Ma ci rendiamo conto? Giovani che tra coccole, vizi e agi che la famiglia cerca di dargli si siede sopra una comoda poltrona fatta di tutele a breve termine.
Breve termine perchè sono dell'idea che prima o poi bisognerà pagare il conto. E il conto temo che sarà una lenta e progressiva perdita di competitività nei confronti di molti altri coetanei, meglio formati, ma soprattutto forniti di COMPETENZE date da stage, tirocini e "gavetta" che solo da giovani si può fare. Generalmente sotto i 25 anni le spese sono inferiori, magari si vive ancora in famiglia e ci si può permettere di investire su se stessi guadagnando relativamente, ma con la possibilità di acquisire competenze e capacità che solo sul campo si possono reperire.
Quello moderno è e sarà sempre più un modo del lavoro globalizzato: aziende in Italia che cercano ingegneri, commerciali, ecc... non guarderanno più solo nel suolo Italico, ma sono e saranno disposte a cercare anche all'estero. E' per questo che dico che temo che se un giovane non cerca di formarsi in modo attivo, rischia di restare tagliato fuori dal mercato del lavoro.
E non basta una laurea, magari un master: sono importanti, è innegabile, ma sono sempre strumenti teorici. Serve essere sul campo, mettere in pratica la teoria, maneggiare gli strumenti!
Di questo passo potremo tornare a fare solo lavori dove la formazione è quasi superflua: ma ci saranno ancora abbasatabza lavori di questo tipo per tutti? E poi, abituati a vizi e agi, i giovani "né né" saranno in grado di adeguarsi? O si attaccheranno ancora una volta a mamma e papà?
Sì perchè è qui il punto: mamma e papà, che avendo dovuto patire e soffrire molto per arrivare ad una agiatezza, cercano di non far passare ai figli una vita di ristrettezze che loro hanno dovuto subire.
E' forse questa eccessiva protezione che spinge i giovani a non avere obiettivi e ambizioni?
Secondo me è una buona motivazione, ma temo ci sia anche dell'altro. La società? E chi è la società se non genitori, padri, madri e adulti?
Il raggiungimento del benessere ha reso indolenti molti giovani italiani: con la prossima generazione dobbiamo aspettarci di perdere di competitività e tornare agli anni cinquanta, dove la fame ha spinto gli italiani a rimboccarsi le maniche e salvarsi dal baratro?
Possibile che se non siamo in emergenza non sappiamo dare il meglio di noi?

martedì 14 luglio 2009

Lavoro Italia e Crisi

Tempo d'estate e tempo di vacanze.
Ma che vacanze?
Intorno a me vedo e leggo di cassa integrazioni, ripresa tra un anno, debito pubblico in aumento.
Segnali sconfortanti.
Però: tutti al mareeee!!!
Siamo diventati tutti matti, o siamo tornati quel popolo spregiudicato che con le crisi tira fuori il meglio di se?
L'italiano è sempre stato un popolo che ha vissuto in situazione d'emergenza: è con le situazioni limite che da il meglio. Un esempio stupido ma emblematico ne è la propria nazionale di calcio: non ricordo di una, dico una, volta, in cui l'Italia si sia qualificata a una qualsiasi manifestazione in modo netto, senza problemi, senza soffrire. Anche gli ultimi mondiali vinti si è sofferto come al solito, e come al solito i campioni si sono aiutati in un grande esempio di team.
E quindi, nonostante tutti questi segnali di crisi, riprendiamo a spendere, ad arrivare al lastrico tutti i mesi. E tutti i mesi resuscitiamo e ci inventiamo una soluzione diversa che possa durare fino al mese successivo.
Dopo un anno di crisi globale ci siamo convinti che dopotutto questa crisi non è così drammatica: ammortizzatori, sussidi, social card, casse integrazione straordinarie, stanno mantenendo agli italiani uno standard soddisfacente.
Ma se tutto dovesse finire? Se lo Stato ad un certo punto dovesse non avere più le risorse per sussitere i propri cittadini?
Se finiranno gli aiuti, ci arrangeremo come abbiamo sempre fatto?
Italia: popolo di Santi, Inventori e Marinai.
Siamo sicuri che dopo aver perso la predilezione a essere Santi, la leadership nell'inventare nuovi brevetti, agli italiani non restarà che tornare a essere Marinai dovendo migrare verso mete più lungimiranti, che hanno affrontato la crisi in modo attivo e non lasciandola passare aspettando che finisse da se?

mercoledì 3 giugno 2009

Lavoro e Franchising

E se mi aprissi un bel negozio in franchising?

Ormai ne esistono di tutti i tipi e per tutte le tasche (http://www.infofranchising.it/ giusto per citare un sito specializzato).

Faccio un passo indietro: non vedo elementi che mi facciano presupporre ad una svolta della situazione economica (è vero anche che qualche mese fa non ne vedevo nemmeno che presuponessero ad un crollo così repentino!); praticamente tutte le aziende in Italia faticano e devono tagliare tutto il tagliabile.
E in ermini di tagli ai costi, come tanti in Italia, mi sento in balia di decisioni che devono essere prese da altri. Per fortuna per il momento non sono io oggetto di tagli, però questa situazione di altri che decidono mi fa sentire ostaggio di decisioni che spesso non capisco: sia per visioni strategiche diverse, sia perchè giustamente non ho abbastanza elementi per valutare con chiarezza le varie situazioni in cui si opera.

E la situazione sembra ripetersi un po' dappertutto qui in Italia.

Considerato che non riesco ad essere pessimista e cerco sempre una soluzione alle cose mi sono detto: perchè non valutare qualcosa per proprio conto?

Trovare un bel Brand che potenzialmente possa avere successo e mettersi in proprio.
Dal gelato a prodotti finaziari, passando per prodotti tipici e benessere.

Sinceramente trovo che sia l'unica soluzione adottabile in questo momento e per un futuro a medio termine: basta capire quale prodotto o linea ha un buon margine di crescita e puntare su quello.

Daltronde qualcosa bisognerà pur fare se nessuno assume, ma anzi si tende a ridimensionare il personale.

Per ora è solo un'idea che ronza. E se la situazione permane così avrò tutto il tempo durante queste lunghe ferie estive per analizzare la mia situazione finanziaria e valutare le diverse proposte di franchising.

Che sia la volta buona che metto la testa a posto? O l'ennesimo salto nel buio?

martedì 2 giugno 2009

Aereo Precipitato

Non è possibile!
Siamo nel 2009, si vola da più di cento anni, e ancora oggi arrivano notizie di sciagure aeree.
Al largo del Brasile è caduto un Airbus della compagnia Air France.

Pare che il motivo sia da attribuire ad un fulmine che lo ha colpito.

Come un fulmine?
Vuol dire che ogni volta che si affronta una turbolenza, mi devo preoccupare se un fulmine dovesse colpire l'aereo?

A me era stato spiegato anni fa che se un fulmine colpisce un areo, questo si comporta come una "gabbia di Farady" scaricando cioè l'elettricità sulla gabbia metallica senza creare danni.
E allo stesso modo funzionerebbe anche l'automobile: se colpita da un fulmine il conducente (e chi sta con lui all'interno dell'abitacolo) non dovrebbe subire alcun danno perchè isolato.
Da qui la mia relativa preoccupazione nel caso in cui mi trovi ad attraversare un forte temporale con lampi, tuoni e fulmini.

Se fosse vero mi crollerebbe una certezza e molta fiducia sul volo (ma anche solo sul guidare durante un temporale!!!)

Mi sembra una notizia un po' affrettata e di circostanza: forse per non imputare le colpe a problemi riconducibili alla compagnia aerea.

Si legge che sarà difficile ritrovare il relitto nell'Oceano, e da qui presumo sia difficile risalire ai motivi del disastro.

Una preoccupazione di fondo mi resta: ma qualcuno ci dirà mai la verità sulle cose che accadono intorno a noi?

mercoledì 27 maggio 2009

Aziende e Competenze

Una domanda.

E' meglio un posto fisso in una grande multinazionale o una collaborazione in una piccola ma dinamica azienda?

Da buon italiano la prima risposta potrebbe essere che sia meglio un posto fisso a prescindere.

Alla luce della situazione attuale credo che bisogna rifletterci meglio e la risposta non penso sia così scontata.

Generalizzando in una multinazionale la "risorsa" è un numero. E la definizione di lavoratore in "risorsa" credo valga bene l'esempio: un minerale è una risorsa, non una persona! E non mi si dica che "risorsa" sia inteso come elemento di valore che caratterizza una persona... A parte i giochi di parole, in una multinazionale se i numeri non funzionano non è così impossibile tagliare le persone come rami secchi: questa attività non produce? si taglia!

Contrariamente però a quanto appena detto c'è da considerare che in grandi realtà il lavoratore potrebbe essere più tutelato: ammortizzatori sociali che in piccole realtà non possono o non sono utilizzati.

Quest'anno si sono persi più posti di lavoro nelle piccole aziende senza ammortizzatori sociali che non in Alitalia (ad esempio), dove invece i lavoratori possono godere di "benefici" maggiori rispetto a piccole realtà.

Dunque?

La risposta credo sia diversa tra la scelta tra il tipo di azienda come dimensione, ma si trovi nella condizione propria del lavoratore.

Se chi lavora ha delle competenze specifiche (direi uniche), particolari, si tiene costantemente aggiornato nella sua professione, non credo necessiti di grandi garanzie di tipo contrattuale.

Mi confronto sempre di più con realtà di piccoli imprenditori di se stessi: micro realtà di professionisti che affrontano la crisi con le loro competenze, le loro conoscenze che derivano da anni di curiosità e crescita personale.

Penso che solo crescendo professionalmente si possa affrontare una situazione come quella attuale cercando di uscirne al meglio. E magari addirittura rafforzati.

Continuare a fare quello che si sa già fare per anni, esclusivamente in un unica azienda, senza aggiornarsi e senza guardarsi intorno credo che sia rischioso.

Fermarsi è l'inizio della propria messa fuori gioco.

Sempre che si abbia voglia di giocare.

Lavoro e Career Day

Qualche giorno fa sono stato ad un Career Day a Milano.

Evento serio, molto ben organizzato e con un grandissimo successo di pubblico.

I partecipanti assiepati davanti a selezionatori che, nonostante il marasma in cui annegavano, cercavano diligentemente di intervistare ragazzi e ragazze volenterosi e smaniosi di mettersi in luce.

Cercando di districarmi tra la folla che assediava le aziende presenti, mi sorgevano però alcune domande: ma serviranno questi eventi? Alle aziende servirà veramente spendere migliaia di euro per incontrare centinaia di persone in questo modo?

Sinceramente ritengo che un bagno di folla di questo tipo sia addirittura controproducente per le aziende che non possono fare una buona impressione verso i candidati e allo stesso modo, i selezionatori penso fatichino a capire chi possa essere la persona dietro al cv che hanno riportato in azienda. Un ragazzo sarà riuscito a dare il meglio di se in un colloquio svolto in queste circostanze?

Se le aziende avessero speso questi soldi per campagne di reclutamento su giornali e web, non avrebbero ottimizzato i costi, raggiungendo comunque un numero elevato di candidati?

Le risposte potrebbero essere tante e diverse da azienda ad azienda. Io ho la mia. E dalla mia risposta nasce una seconda serie di domande.

Vuoi dire che il motivo della loro presenza sia solo di carattere commerciale? Una operazione svolta solo a migliorare l'immagine della azienda stessa?

Non lo so, il dubbio mi rimane: effettivamente con qualche migliaio di euro si possono raggiungere migliaia di potenziali clienti e comunque creare un immagine positiva di realtà in costante crescita verso chi si è presentato alla manifestazione. E di conseguenza anche i loro prodotti ne trarrebbero benefici.

Vuoi dire che aziende così riconosciute siano li solo per pubblicizzarsi in barba a giovani illusi da un lavoro in aziende blasonate?

Dicono che a pensare male non si sbaglia mai. Dicono.

Lavoro Casa e Internet

Rieccomi!
E' passato qualche giorno dall'ultimo post e me ne scuso: purtroppo non posso seguire a tempo pieno questa attività e il mio principale impiego attualmente non mi sta lasciando molti momenti di margine.
Se sommiamo che ho deciso che in casa al momento non voglio il collegamento internet, si capisce presto come fanno a passare 6 giorni senza intervenire...
Sembrerà strano che una persona che lavora con il pc tutto il giorno, che "segue" un suo blog e svariati di altri, decida di non avere una connessione a internet in casa.
E' sicuramente un grosso dibattito, ma credo che per tutte valga come unica spiegazione che una volta a casa, dopo una giornata e di trattative, compromessi, code, rumori, mille imput, si voglia staccare completamente dal mondo e godersi la propria famiglia.
In modo tradizionale. Come una volta o come piace: cena nel portichetto, uno sguardo ai fiori in giardino e più lontano verso il bosco. Silenzio e rumori di animali. E poi magari un (bel?) libro. O due chiacchiere.
No, non vivo in un parco e per la cronaca lavoro quasi tutti i giorni a Milano.

Un po' di sani fatti miei: sì perchè in periodi come questi, schiacciati da milioni informazioni (quasi mai positive), persone amici, sconosciuti, che si lamentano, ripenso a me, a quello che sto costruendo e a quello per cui sto lavorando, e mi sembra di ritrovare un po di "pensiero positivo".
Sperando di aver ridato un po' di pensiero positivo anche ad altri.

Finito il minuto di relax: adesso si riparte, dentro questo vortice di affari e trattative. Stimolante e claustrofobico. Aleatorio e fedele.
Il prossimo intervento di sicuro servirà per riflettere un po' di più. Il Panda Pensante ha pensato che una volta tanto vuole pensare positivo e dire che ci possiamo ritagliare una vita.

O sono io un fortunato?

mercoledì 20 maggio 2009

Rimborsi Onorevoli

E' di questi giorni la polemica in Inghilterra sui rimborsi gonfiati da parte di alcuni membri del parlamento http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/05/16/londra-prima-vittima-per-rimborsi-gonfiati-brown.html.
Per fortuna li c'è ancora che si indigna per una furbata fatta ai danni dei cittadini!
Alzi la mano chi tra di noi, invece, non ci farebbe su una battuta, pensano che tanto siamo un popolo di furbi, noi italiani.
Perchè in fin dei conti lo sappiamo che chi più chi meno rubiamo un po' tutti: sembra un processo inevitabile che coinvolge e contagia anche tutti quei moralisti, che magari non se ne accorgono neppure. Non perchè affetti fa cleptomania, ma perchè abituati a comportamenti radicati negli anni, o nuovi attegiamenti derivati da scarsa fiducia verso il prossimo.
"Tanto lo fanno tutti", sembra il motto di noi italiani!
"Basta non esagerare", sembra essere la frase susseguente!
Non dico che sia giusto o sbagliato, dico solo che quantomeno dovremmo prenderne coscienza. E magari smetterla, ma questo processo sarebbe mooolto lungo e, chissà, decisamente difficile da praticare.
Dovrebbe cominciare dall'alto, da chi ci potrebbe dare l'esempio e l'indirizzo.
E' proprio di oggi un breve servizio sul sistema di rimborsi ai parlamentari italiani http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/politica/note-spese-italiane/note-spese-italiane/note-spese-italiane.html.
Poche e sarcastiche parole che sembrano arrivare più dall'italiano medio che non da un inviato di un quotidiano nazionale.
Populismo o voce del popolo?

martedì 19 maggio 2009

Benvenuto!

Robiparo.

Chissà perchè questo nome.

Ormai me lo porto in giro da diversi anni, passata l'epoca della "compagnia" e passato alla maggiore età si è modificato anche il nick (una volta ancora soprannome).

Dunque Robiparo: eccomi! Presente!

Questa non vuole essere una presentazione del blog, ne tantomeno una mia presentazione: ritengo che una presentazione sia sempre una sorta di grande bluff dove uno cerca di vendersi per quello che vorrebbe essere o crede di essere.

Questa è solo la prima pagina di un libro che spero possa essere interessante.

Spetta a me, e non solo, renderlo tale.

Da oggi spero di conoscere meccanismi, segreti, personaggi che mi potranno aiutare in questa nuova esperienza.

Dunque mi do il benvenuto, e visto che ci sono mi dico anche "in bocca la lupo".

A presto, sperando che le prossime righe siano un po' più interessanti di queste......

Au revoir!!!