lunedì 9 novembre 2009

Ci sarà un nuovo Popolo di Partita Iva?

Contratto previsto di inserimento: Partita Iva

Dietro questa frase si nasconde un mondo.

Di opportunità: spese automobilistiche deducibili, pranzi di lavoro detraibili, corsi di formazione e spese legate all'attività scaricabili.

Oppure di fregature: salario variabile, minori garanzie di stabilità contrattuale, assenza coperture finanziarie per ferie e malattie, obblighi uguali ai dipendenti.

Tempo fa un amico mi disse che aveva ricevuto una proposta di lavoro con contratto con Partita Iva. Mi chiese cosa ne pensavo.

Dire bene o male a priori è stupido e superficiale: io tuttora posseggo una partita iva e non sono dipendente diretto. Per la posizione che ricopro trovo questa situazione quella che risponde al meglio alle mie esigenze attuali. Ma non per per tutti potrebbe essere così!

Attualmente vedo che a sempre più ruoli è associata questa forma contrattuale. Purtroppo in sempre più casi si tratta di un abuso di flessibilità derivante da questo tipo di contratto: l'azienda può rescindere il rapporto con meno difficoltà e utilizzare la risorsa per il solo tempo che ne ha bisogno. Messa così non c'è niente di male. Il problema nasce quando ad una delle due parti viene proposta una collaborazione "a tempo indeterminato" ma dietro si celano altri obiettivi.

Attenti quindi a proposte di questo tipo: non sono sempre negative, ma di questi tempi meglio capire con che aziende stiamo facendo accordi e capire soprattutto gli obiettivi dell'azienda che ci troviamo davanti.

Purtroppo, in troppi non si possono permettere di rifiutare nemmeno queste proposte, pur consci delle fregature che comportano, da qui il proliferare di offerte di questo tipo. Un po' come accade con l'abuso degli stage: troppi neolaurati o laureandi hanno bisogno di fare esperienza e in troppi ne approfittano per utilizzare risorse valide a costo zero (o quasi)

Ormai ci si è rassegnati: il posto fisso a vita è finito (e le notizie di questi tempi ce lo confermano), però vivere a mesi alterni o senza riferimenti sicuri è fin troppo destabilizzante.

E' possibile chiedere più etica nel lavoro?

Mah, di questi tempi sono un po' scettico.

Non credete?

venerdì 6 novembre 2009

Impossibile non trovare lavoro

10.000 posti per neolaureati.
5.000 nelle telecomunicazioni. 1.500 posti sotto l'albero di Natale.
Alzi la mano chi non ha letto in edicola cartelli o locandine di questo tipo.
Anche adesso, forse adesso ancora di più.
La prima sensazione è di stupore, poi euforia per un posto di lavoro per tutti, poi dubbi sulla veridicità dei numeri e infine una sensazione di presa in giro.
Presa in giro? Si, presa in giro.
Siamo sinceri: ovunque si sente parlare di crisi (magari si abusa anche del senso di paura che questo suscita, ma è un altro discorso...) e sulle locandine e in alcuni giornali si continua a promettere posti di lavoro per vendere poche copie di giornali e giornalini in più.
Non è realistico, non tiene! Una delle due affermazioni è una balla: c'è crisi o ci sono in giro 10.000 posti di lavoro vaganti pronti per essere assegnati. Oppure ancora la verità potrebbe essere che le aziende, che come azione di marketing, in questo momento vendono che stanno cercando persone da inserire in chissà quale nuovo businnes. Sarebbe tutta immagine positiva.
Io resto sempre realista, purtroppo dovrei provare a rispondere alle offerte per andare in fondo alla cosa, ma con moltissime aziende mi ci confronto ogni giorno e la realtà sembra essere ben diversa dai titoli altisonanti che si leggono su alcuni giornali.
Siamo in Italia e pur di vendere una copia in più diremmo qualsiasi cosa. Lecita o lecita. Ad un certo punto la gente però si stancherà di titoli strabilianti strillati ma irreali.
Per cui la prossima tappa saranno titoli magari veritieri, ma ad attrarre il lettore sarà qualche donna nuda sul giornale di turno.
Anche questa settimana non ci sono lavori seri da offrire, ma guardate che bionda vi aspetta sul paginone centrale!!!!!

giovedì 5 novembre 2009

Cavia Umana

Ultima Idea per uscire dalla crisi: ma se facessi la Cavia Umana?
Secondo Paul Clough (30 anni, americano, cavia volontaria da cinque, 35 sperimentazioni all'attivo) ci si potrebbe vivere piuttosto bene.
Nel suo sito Just Another Lab Rat (http://www.jalr.org/) analizza ogni aspetto di questo inusuale lavoro: guadagni, esami a cui si è sottoposti, pro e contro del mestiere.
Molti a leggere questa iniziativa staranno storcendo il naso, e inizialmente anch'io ho sorriso all'idea: mai metterei a repentaglio la mia vita per un lavoro, anche se ben remunerato.
Ma pensiamoci bene: siamo sicuri che già non stiamo mettendo a repentaglio la nostra vita per un lavoro? Magari anche mal pagato?
Per un "semplice" impiegato in una qualsiasi cittadina medio grande si pensi al traffico, stress, pranzi veloci e poco salutari, smog. E poi mobbing, vita alienata, salario troppo basso, cassa integrazione, preoccupazioni. Tutte cose che minano anche molto la salute.
Per categorie di produzione i morti sono quasi 3000 all'anno, l'infortunio sul lavoro è all'ordine del giorno, e di gente che perde un dito o un occhio al lavoro non se ne contano più.
Quindi?
E' ancora sensato valutare come scriteriato andare a fare la cavia umana di professione?
Io ci sto pensando, al limite potrei trasformarmi nell'Uomo Ragno.....